Riflessioni pessottimistiche da Gaza assediata – Haidar Eid
Non si può capire il mortale, medievale blocco imposto a Gaza avulso dal colonialismo di insediamento israeliano in Palestina.
L’orrore inflitto a Gaza infatti è radicato nella frammentazione politica causata dall’apartheid israeliano, consolidato dagli accordi di Oslo e innescato dalle lotte delle fazioni per la conquista del potere di un bantustan trasformato in un campo di concentramento.
La ragione che sta dietro a questo blocco genocida, imposto dall’apartheid israeliano e sostenuto da un Quartetto del Medio Oriente [composto da Russia, Stati Uniti, Ue e Onu, ndt.] complice, è che ci si aspetta che noi, 2 milioni di gazawi, riconosciamo il diritto di Israele a esistere sui nostri villaggi, che hanno subito la pulizia etnica e da cui siamo stati espulsi nel 1948, e che rinunciamo alla nostra resistenza in quanto sarebbe una forma di violenza. E’ così che questo “crimine di punizione collettiva” viene giustificato. La comunità internazionale ci sta praticamente dicendo che dobbiamo collaborare con gli occupanti per essere accettati, che dobbiamo considerare normale l’apartheid e il colonialismo di insediamento. Se non lo facciamo allora siamo condannati e dobbiamo pagare un pesante prezzo riguardo alla vita dei nostri bambini.
Allora la domanda è se si sia chiesto alla popolazione nativa del Sud Africa di riconoscere il diritto all’esistenza dell’apartheid? O, per dirla più brutalmente, se ci si aspettava che le vittime ebree del nazismo collaborassero con il mostro nazista perché venissero accettate come esseri umani?!
Quanto i sionisti odiano la popolazione di Gaza si concretizza nel tentativo di Israele di affogare letteralmente Gaza nella merda! I bianchi suprematisti del Sud Africa, o i nazisti del Terzo Reich, o il Ku Klux Klan nel sud degli USA hanno mai pensato di costruire per quello scopo un cavolo di fogna che si è rotta ed ha versato il suo contenuto sulle loro vittime?
Ultimamente ci siamo ridotti a una vita vegetativa dentro a un campo di concentramento, la più grande prigione all’aria aperta del mondo.
Ma, a differenza delle vittime del nazismo, continuiamo a ricordare a noi stessi di stare abbastanza attenti da non cadere nella trappola di credere che la nostra causa sia un’eccezione, per quanto estrema.
Io appartengo alla generazione che non ha vissuto la Nakba, una generazione di cui si pensava che si sarebbe rassegnata a 50 anni di occupazione militare e a 69 anni di espropriazione e apartheid. Ma abbiamo deciso di sollevarci e resistere. Da qui il nostro appello per il BDS (*), in riferimento al movimento antiapartheid e ad altre lotte contro il colonialismo di insediamento.
Come lo vedo io, è che, permettendo a Israele di imporre un blocco senza precedenti su 2 milioni di civili e di intraprendere tre guerre di grandi proporzioni contro di loro nel 2008, 2012 e nel 2014, con il risultato di 4000 morti e il ferimento di decine di migliaia, oltre alla distruzione delle infrastrutture, la comunità post seconda guerra mondiale ha fallito nel salvaguardare i principi di giustizia e di pace. Tocca pertanto alla società civile prendere l’iniziativa. Da qui la speranza che è stata creata tra i palestinesi dall’enorme successo del movimento del BDS. Come continuo a ripetere, è l’unico barlume di speranza che noi, vittime dell’occupazione, dell’apartheid e del colonialismo d’insediamento, abbiamo nell’era di Donald Trump e di Benjamin Netanyahu.
(traduzione di Carlo Tagliacozzo)